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UN NUOVO ARRIVATO IN FAMIGLIA: COME CAMBIANO GLI EQUILIBRI NELLA VITA E NELLA COPPIA.


Accennavo nell’ultimo post (www.unaiutopossibile.com/single-post/2017/11/28/CHE-COSA-SONO-E-ADESSO-CHE-FACCIO) che il 29 novembre avrei parlato con il nostro gruppo di mamme di questo delicato tema, così è successo e scusate se mi permetto: è stato un successo!

Questa precarietà emotiva sia io che la mia collega Stefania (con la quale ho condotto l’incontro), l’abbiamo vissuta in prima persona non solo con l’arrivo dei primogeniti ma anche, se pur in maniera diversa, con le gravidanze successive. Tale è lo scombussolamento che abbiamo optato per un inizio leggero, ma non superficiale, per poi poter prendere di petto quanto sarebbe emerso.

Nel frattempo io ridevo tra me e me sapendo che con molta probabilità avremmo concluso tra le lacrime, quindi era meglio ridere un po’ prima!

Pronti via, mostro un video della ormai famosissima Pozzolis Family (se avete voglia di ridere guardatelo qui https://m.youtube.com/watch?v=hy44R8FPpJY), dove lui, l’uomo, il marito racconta in maniera ironica ma assolutamente corrispondente alla realtà che cosa cambia nella coppia con l’arrivo di un figlio. Non a caso scelgo il punto di vista maschile. Come immaginavo, risate, riferimenti a sé e alla propria relazione di coppia.

Avere un animo più leggero e riconoscersi nell’altro porta sempre ad una maggiore probabilità di esporsi, a lasciarsi andare perché la percezione di non essere soli, avvicina.

E così via via ogni mamma, in maniera profonda e sentita, racconta parti della propria storia che si è fusa con quella del compagno alla ricerca di un nuovo equilibrio. La rabbia, le perplessità, i diverbi sono sempre stati espressi con grande rispetto verso il partner non presente ma soprattutto c’è sempre stato un occhio critico verso sé stesse, non dando per scontato che il proprio modo di fare sia per forza quello giusto.

Quello che maggiormente mi ha colpita è stata la capacità di queste donne di riconoscere che forse molte tensioni sono nate dalla impossibilità di considerare il partner perché troppo centrate sulla duade madre-bambino. Lui, invece, era presente, con un ruolo da costruirsi, con emozioni e fatiche diverse dalle nostre e pur sempre con una probabile confusione per quanto di estraneo gli stava accadendo e con una perenne sensazione di estromissione da quell’amore platonico che lui stesso ha generato.

E sì, quella relazione così fusionale con il neonato può farci perdere di vista la coppia, dove la coppia non è più quella tra adulti ma tra madre e neonato. E questo uomo ora dove si colloca?

Perché lui continua a desiderarmi sessualmente mentre io provo ribrezzo per il mio corpo che ha una forma indefinita: un seno che mi fa male, una lacerazione che non mi permette ancora di sedermi bene, poco tempo per farmi una doccia come si deve, vestiti poco attraenti per permettermi di allattare, e così via.

Perché lui mi chiede di mantenere gli stessi ritmi di prima quando io non so più se è giorno o notte, invitare amici a cena quando io non riesco neppure a cucinare per noi.

E così presi da questa quotidiana fatica dimentichiamo la coppia che eravamo, ci sembra così lontana, un’immagine sfuocata e quello che vediamo è qualcosa di diverso. E qui arriva il nodo.

Se siamo capaci di soffermarci e parlarci ci accorgeremo che questa diversità non vuol dire fine della relazione, molti la vedono così, io la vedo come l’essere in CRISI (l'etimologia di crisi deriva senza dubbio dal verbo greco krino = separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare). Nell'uso comune la parola crisi ha assunto un'accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull'etimologia della parola crisi, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per una ripresa positiva.

Proprio come queste donne che hanno saputo affrontare la loro crisi, personale e di coppia, mettendosi in discussione e che attraverso la comunicazione, strumento al quale tutte hanno saputo attingere, stanno ri-costruendo insieme al proprio compagno quello che vogliono essere come coppia.

Il CORPO, il SESSO, i TEMPI, i MODI DI ESPRIMERE L’AMORE sono le aree che hanno maggiormente messo in discussione, scoprendosi così felicemente diversi dalla coppia di fidanzatini che erano. Questo richiede fatica a tal punto da arrivare a dirsi “non abbiamo più bisogno di uscire a cena per dimostrare al mondo che siamo una coppia”.

A questo punto, concludo io l’incontro, portando nelle mie parole le loro emozioni e quelle legate alla mia storia di coppia, e lo faccio leggendo stralci di due libri che portano i due punti di vista differenti: quello di lei tramite le parole di Giada Sundas “Le mamme ribelli non hanno paura” e quello di lui tramite le parole di Matteo Bussola “Notti in bianco, baci a colazione”.

Leggeteli interamente ma per capirne l’intensità vi lascio qui il gusto di qualche riga: “La tua intrusione ci rese una coppia migliore, anzi, la tua intrusione tirò fuori la parte di papà che non avevo ancora conosciuto (p.110 – Sundas)”; “Una volta ho letto che una coppia muore se non cresce insieme. Non è vero. Insieme non è fondamentale. Muore quando uno dei due non riconosce la crescita dell’altro. Le sue pause e i suoi tempi. Una coppia si fonda principalmente sulle attese, che è il motivo per cui molte coppie si lasciano. Accettare che ci sia solo quel che c’è, certi giorni è devastante (p. 59 – Bussola).

Buona lettura e ricordatevi che io ho sempre molto piacere a sapere anche la vostra di storia.

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