CIUCCIO, CIUCCIO tanto amato e ora così odiato.
Mamme mi raccontano di come il ciuccio sia stato per loro di grande aiuto in molti momenti: un oggetto consolatorio, un ottimo intrattenitore, uno stimolatore del sonno.
Ma ora è giunto il momento di toglierlo e sembra un’impresa impossibile.
Come fare?
Proviamo ad andare per ordine perché se si vuole concludere bene questo step, che per i nostri bambini implica l’essere diventati un po’ più grandi, o come a me piace sempre dire loro “un Piccino che sta crescendo”, tutto il percorso deve avere un senso, chiaro non solo a noi ma anche ai nostri bambini.
Introdurlo dopo i 40 gg dalla nascita (se si allatta al seno) affinché la suzione sia ben impostata ed il vostro neonato non abbia difficoltà di posizionamento delle labbra intorno al capezzolo.
Che significato vogliamo dare a questo oggetto?
Molti genitori non si pongono questa domanda ma ritengono che il neonato e poi il bambino lo possa avere in bocca perché questo lo fa stare bene, quindi anche quando mangia tra un cucchiaino e l’altro può farsi la sua ciucciatina, e che è lui a sputarlo e/o toglierlo quando lo ritiene opportuno.
Altri genitori provano ad associarlo ad eventi con significati consolatori, riparatori, d’intrattenimento, relax; va bene, fate le vostre scelte ma sostenetele nel tempo.
Bambini che sono abituati ad avere il ciuccio in bocca necessitano di averlo con sé sempre, come se fosse una loro appendice: sono bimbi che parlano in maniera anche incomprensibile per le nostre orecchie (non che non sappiano parlare, qui lascio a chi fa questo di lavoro a dirlo) perché non capaci di separarsene e che, con molta probabilità, faranno più fatica ad abbandonarlo perché dovranno mettere in discussione molto di sé.
Ci sono bambini che hanno spesso il ciuccio in bocca, quasi fosse un tappo, mi permetto di aggiungere, anche in situazioni allegre, felici e di gioco. Vedo sciare bambini di 3-4 anni con il ciuccio in bocca! Qui viene fuori una parte di me poco professionale che devo tentare a tutti i costi di mediare: che messaggio stiamo passando loro? Cosa gli stiamo insegnando? Voglio che tu sia grande, tanto da metterti sugli sci ma fallo con un paracolpi emotivo che ti aiuti a consolarti se cadi e ad avere meno paura della velocità? Calco la mano (e tutto parte da esperienze lavorative) bambini di 5-6 anni che vanno a letto con il ciuccio però li vestiamo come piccole donne/ometti, fanno esperienze da mille e una notte ma all’ora della nanna li riportiamo ad una dimensione infantile, creando in loro profonda confusione e disorientamento.
Bambini che associano il ciuccio ad un’azione precisa, ad esempio nel mio caso all’auto e alla nanna, con probabilità sono bimbi in grado di liberarsene andando a modificare l’azione anche in funzione del raggiungimento degli steps evolutivi.
Provo a spiegarmi meglio: un neonato dovrebbe dormire prima continuamente, poi sonnellino mattina e pomeriggio, poi ne perde uno dei due, poi tutti e due. Capite che è l’evoluzione naturale dei ritmi a poterci permettere di apportare dei cambiamenti e quindi il ciuccio può adeguarsi ad essi.
Entrambe le mie bambine hanno scelto, cosa a me inspiegabile, di prendere il ciuccio mesi dopo la nascita e affermo, con profonda gratitudine, che per me è stato un oggetto di grande aiuto con un significato consolatorio per gestire in maniera serena gli spostamenti in auto, e ne abbiamo sempre fatti tanti, e l’addormentamento.
Quando è arrivato il momento di cominciare a pensare di abbandonarlo mi sono presa del tempo, e cosa che forse avrete capito di me, i libri sono corsi di nuovo in mio aiuto: “Alice il ciuccio” ma in particolar modo “Il mio ciuccio per te” di Emanuela Nava. All’incirca dai 20 mesi abbiamo iniziato a leggerlo, ed essendo questo ultimo composto da illustrazioni senza parole, ho potuto raccontare la storia che avevo in mente per cominciare ad apportare quei piccoli cambiamenti di cui vi parlavo sopra. Nello specifico avevo deciso di terminare la storia con la Festa del ciuccio!
E così è stato, l’obiettivo era chiaro e aveva fatto breccia!
Le bimbe sono così state accompagnate per abbandonare il ciuccio gradualmente prima in auto, senza mai essere forzate ma sostenute nel cambiamento, perché una volta tolto è tolto e non si torna indietro! Non fate questo errore ve ne pentirete amaramente, non essere creduti vi metterà in una posizione di scacco matto. Rinforzate questo comportamento, così come ogni obiettivo raggiunto, lavorate sulla loro autostima e acquisizione di competenze.
Consolidato e accertato che in auto si poteva viaggiare senza ciuccio alle mie figlie non rimaneva che toglierlo anche per addormentarsi e così il racconto ha iniziato ad avere parole che potessero accompagnarle a superare anche questo momento. Abbiamo lasciato prima il ciuccio per la nanna pomeridiana e a questo punto, con l’estate ormai alle porte, ho iniziato ad evidenziare che la meta era vicina e che era tempo di organizzare la festa. Insieme abbiamo comprato tutto l’occorrente: con la primogenita palloncini, macchinetta per gonfiarli con l’elio, una torta e a sua insaputa un regalo; con la secondogenita al posto dei palloncini un bel filo di spago. In spiaggia abbiamo chiamato i bambini presenti, che con stupore hanno accolto l’invito e rinforzato le bambine nella loro decisione.
Giorgia è stata presa in braccio, ha legato il ciuccio al filo del palloncino precedentemente gonfiato dal papà, le abbiamo chiesto se era pronta, se ricordava la canzone che nei mesi avevamo preparato e appena l’ho intonata, ha fatto d’istinto un’ultima succhiatina e l’ha lasciato andare (tra le mie lacrime di commozione per fortuna ben celate dietro gli occhiali da sole).
Emma, lo stesso, con un’unica differenza ha voluto legare il suo ciuccio ad una roccia e lanciarla con l’aiuto del papà in fondo al mare.
Avevano deciso di provare a farcela da sole, se pur con tutto il nostro appoggio, questo aver lasciato andare riguardava loro, e credetemi ne erano assolutamente consapevoli.
Finita la canzone tutti i bimbi hanno applaudito spontaneamente, hanno con noi mangiato la torta e guardato come ognuna di loro scartava il regalo, chiedendo ai genitori anche loro una festa così.
Tutt’ora fantasticano su dove siano i loro ciucci, magari in bocca ad un altro bambino o ad un pesce, in fondo al madre insieme…ma non lo hanno mai richiesto indietro o pianto.
Importante che tutto sia affrontato come coppia genitoriale perché i bambini possano sentirsi contenuti e sostenuti all’interno di un progetto condiviso in ogni sua parola e aspetto.
Dobbiamo permettere loro di crescere chiarendo il senso del perché è necessario cambiare. Essere sicuri è fondamentale, non lasciamoci intenerire o ancora peggio non chiediamo loro di fare qualcosa di cui noi siamo i primi a non essere pronti perché loro se ne accorgeranno oscillando in ambivalenze, o come molti chiamano, in capricci che non faranno bene a nessuno!
Curiosa di sapere cosa, invece, voi avete fatto!
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