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La fiducia in sé


Con un breve post dal dire al fare vi avevo proposto uno strumento per affrontare il tema della Rabbia (http://bit.ly/2AICOwz).

Qui desidero parlarvi della fiducia in sé, aspetto che insieme alla mia primogenita cerco di coltivare, e che per la sua complessità necessita, a mio avviso, di essere meglio definita.

Mi accorgo che circolano molti preconcetti sulla fiducia in sé, o autostima, ma gli studi dimostrano che l'ansietà potrebbe essere molto più auspicabile di quanto non si creda sia per i bambini che per gli adulti!

Quando parlo con i genitori mi accorgo, anche se non lo esplicitano, che il loro desiderio è quello di vedere il figlio popolare nella scuola, riuscito nello sport e un buon un leader tra gli amici.

Proviamo a riflettere e ad accogliere questa mia provocazione: quando si vede un unico sentiero in montagna si è sicuri del percorso da seguire e si procede senza farsi troppe domande, di fronte invece a due o più itinerari possibili si è sempre meno certi di compiere la scelta giusta e di raggiungere la meta prescelta.

E se il nostro ruolo di genitori fosse quello di coltivare nel bambino il dubbio, l'esitazione e addirittura un certo scombussolamento, piuttosto che di affannarci a gonfiare la sua fiducia in sé (naturalmente con una giusta via di mezzo)?

"La mancanza di sicurezza è infatti più una conseguenza che una causa!"

Ponete ai vostri figli delle domande specifiche quando vi sembra che siano in una situazione di difficoltà: "quali sono le tue paure", "di che cosa hai bisogno", perché più si è precisi nella descrizione del problema incontrato e meglio lo si aiuta.

Genitori mi raccontano di bambini che non riescono a salire spensierati sul palco per il saggio di fine anno dopo che si sono allenati con tanto divertimento e dedizione, ecco, non tiriamo la conclusione che gli manchi l'autostima quando potrebbe essere una reazione da stress: il proprio corpo sta solo cercando di affrontare adeguatamente la situazione! In quella esitazione il corpo sta raccogliendo le energie necessarie per affrontare la prova. "Il problema lo diventa se l'ansia diventa poi paralizzante, impariamo a individuare e accertare i fenomeni interni al nostro corpo perché non sono le sensazioni a essere problematiche ma il fatto che vi si associano dei pensieri: sono proprio questi pensieri a bloccarci!"

Un'ultima precisazione: quando si parla di fiducia di sé ricordatevi che non è propriamente corretto perché esistono quattro dimensioni: la fiducia di base o sicurezza interiore, la fiducia nella propria persona, la fiducia nelle proprie competenze e la fiducia relazionale sociale.

Ad esempio la mia bambina è molto sicura nella propria intelligenza ma manca di fiducia sociale, al contrario esistono bambini molto disinvolti nella relazione con gli altri ma che vanno in confusione lungo un compito scolastico risultando così dei pessimi alunni.

Vi invito ad approfondirle in modo che capiate meglio di cosa si parla e possiate lavorare voi e poi con loro sullo sviluppo ed incremento delle stesse.

Qui in breve, dal libro: "La fiducia in se" - L'Ippocampo ragazzi (per bambini da 5 a 10 anni):

La sicurezza interiore o fiducia di base è quella sensazione molto fisica di essere accettati nella propria famiglia e nella vita in generale, il bambino ha fiducia nel proprio corpo e questa fiducia si costruisce sin dalla nascita attraverso il contatto con noi genitori, è una sensazione che si nutre di carezze, sguardi, amore incondizionato, interazione e risposte ai bisogni ma anche esplorazione sensoriale e motoria che configurano il cervello del bambino ed il suo equilibrio. Il bambino ha così la consapevolezza di avere un posto nell'ambiente in cui vive.

Quindi fate attenzione a chi vi dice di non tenerlo troppo in braccio, di lasciarlo piangere nel lettino, di metterlo nell'angolino e di punirlo. Il bambino deve avere ben chiara l'idea che il posto è nella famiglia che lo ama a prescindere da qualsiasi cosa faccia: il castigo è assolutamente da escludere, si può insegnare al rispetto delle regole in molti altri modi (ma questa è un altro argomento).

La fiducia nella propria persona si sviluppa tendenzialmente tre 18 mesi e i 2 anni quando il bambino attraversa la fase dell'individuazione, quella fase che voi riconoscete come quella dei NO.

Questa fase, al contrario di quello che vuoi pensate, potrebbe essere molto corta se insegnaste al vostro bambino a decidere da sé ma soprattutto a scegliere. Perché è proprio attraverso le scelte che ci definiamo come individui. Lo so che è faticoso e a tratti snervante ma lasciateli sbagliare, compiere scelte strane e ripetere un'azione infinite volte. Forse è molto meglio che si vesta in maniera strampalata a 5 anni piuttosto che impedirgli di sviluppare la capacità di scegliere: ascoltiamo, riflettiamo e accompagniamo il suo pensiero invece di rispondere e correggere tutto subito!

Lo sapete che la corteccia prefrontale del cervello cresce in maniera proporzionale alla fiducia nella propria persona e nella propria capacità di giudizio? Quindi cresce e si sviluppa solo se opportunamente stimolata, dando ordini, invece, nei inibiamo l'espansione. È per questa ragione che durante i periodi sensibili dello sviluppo della corteccia prefrontale (verso i 2 anni e poi nell'adolescenza) i bambini si oppongono ai nostri ordini e più incitiamo nostro figlio a coinvolgere la sua corteccia prefrontale più acquisisce fiducia in se.

Ponete loro domande invece di dare in anticipo risposte nei momenti di conflittualita': "cosa si indossa quando si va in spiaggia?", così come fornite due, massimo tre scelte, "vuoi mettere i pantaloni rossi o i pantaloni blu?", chiedete di immaginarsi le conseguenze delle proprie azioni.

La corteccia prefrontale è la sede del libero arbitrio.

La fiducia nelle proprie competenze è successiva a quella dei "no", è quella del "faccio da solo" dove il bambino sperimenta cosa è capace di fare da sé. Per coltivare questo tipo di fiducia dobbiamo lasciare al nostro bambino il permesso di fare, con il dovuto sostegno, ma soprattutto permettergli di fallire anche tante volte. Entrambe le mie figlie hanno così imparato che l'unico modo per andare avanti non è non cadere ma sapersi rialzare.

Il bambino costruirà una fiducia più solida nelle proprie capacità se valorizziamo gli sforzi e l'impegno, la concentrazione di cui hai dato prova e non certo il risultato finale.

Focalizzarsi sul risultato tende a diminuire la fiducia in sé e far dipendere l'autostima dai risultati sul breve termine genera una tensione inutile.

Non alimentate l'autostima dei vostri figli con bugie "wow, che bel disegno che hai fatto!" quando ci troviamo davanti ad uno scarabocchio ma provate a commentarlo in modo da sviluppare la sua creatività e dimostrargli di dedicare effettivo interesse "che bel rosso, che blu, qui c'è un tratto più spesso". I complimenti per nutrire la fiducia del bambino sono quelli che esaltano le competenze messe in atto per realizzare un preciso comportamento che si è rilevato utile per qualcuno o per qualcosa "hai abbracciato la nonna, hai visto com'era commossa", "hai aiutato Paolo che è caduto dalla bicicletta, questo fa di te un ottimo amico".

Volenti o meno abbiamo un grosso potere sui nostri figli non solo determinato dalle parole ma anche dallo sguardo, stiamo perciò attenti ai modi di comunicare e a quello che loro ci dicono.

La mia grande talvolta afferma con tristezza "non lo so proprio fare", "non sono brava", allora il mio compito è quello di riformulare la sua affermazione "non hai ancora compreso questo esercizio" e metterla davanti alla realtà "sì, è vero non ci sei ancora riuscita", ricordandole che ogni competenza si sviluppa solo con l'esercizio ed il nostro sostegno.

La fiducia sociale molto spesso la si dimostra anche con una postura fisica dove il bambino sicuro di sé e cammina a testa alta mentre quello che invece manca di sicurezza ha il capo chino e tende a evitare il contatto visivo.

La mancanza di fiducia di sé è proporzionale all'assenza di potere su di sé e sulla propria vita. A volte non si tratta nemmeno di un problema di autostima ma di disagio: il bambino può non sentirsi a proprio agio nella sua vita così come quando non indossa le scarpe giuste, ecco perché dobbiamo evitare di gonfiare la sua autostima con parole inutili ma ha invece senso cambiargli le scarpe strette.

È quindi compito dell'ambiente quotidiano: la scuola, gli amici, le dinamiche familiari modificarsi per evitare la sottomissione sociale e l'aumento di questo sentimento di impotenza provato in una determinata situazione.

Vi consiglio di fare con i vostri figli le schede contenute nel libro, per imparare e conoscersi meglio, insieme!

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