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Nel tempo delle restrizioni almeno il desiderio si può tenere libero

Negli ultimi 5 anni in cui esercito unicamente come libera professionista è la prima volta che i miei pensieri vanno in corto circuito con una certa frequenza. Ho fatto il salto nella libera professione dopo 15 anni dedicati solamente ai minori e alle loro famiglie, lavorando in contesti caratterizzati da emergenza e urgenza. Uso le parole con estrema attenzione alla loro etimologia per chiedermi come mai, ora, in una situazione di crisi non riesco a vedere quell’unica risorsa alla quale aggrapparmi per cercare un aiuto possibile. L’ho fatto per così tanti anni! Io che dell’emergenza e urgenza ho fatto la mia competenza, perché ho scelto di rimanervi immersa, che delle crisi ho fatto le situazioni per valutare, discernere, ritrovare nuovi equilibri, anche precari ma nuovi. E allora perché continuo a non riuscire ad attingere con lucidità a quella cassetta degli attrezzi!!

E così prendo le distanze emotive per mettere insieme i pezzi e cominciare a ridirmi che uno dei motivi per cui ho scelto di lavorare come libera professionista è stato il desiderio di mettere costantemente i pensieri in circolo, di godere della possibilità, nel rispetto della deontologia, di essere libera di pensare a come aiutare le persone fuori da un mandato istituzionale. Ho scelto di fare e stare fuori dagli schemi e non di avere una modalità fiscale diversa (la partita iva) attraverso la quale essere pagata.

E così comprendo che ora, al contrario, è necessaria invece una Istituzione che diriga in maniera autoritaria e non autorevole ogni competenza spendibile. Che non lasci spazio al libero arbitrio, al giudizio, ma ci siano linee guida e direttive a cui tutti, dal giovane laureato al quasi pensionato, facciano pedissequamente riferimento.

È così che i miei pensieri vanno in tilt, io che ascolto-ascolto e ascolto per poi progettare e trovare soluzioni possibili, ora sono nell’unica condizione possibile: quella di seguire/eseguire. All’interno dei progetti che continuo a coordinare metto a disposizione solo linee guida autorevoli, lungo le supervisioni spingo nell’attuazione delle circolari del Cnoas….. perché ora è giusto così. E pur facendomi molto male non poter partire dal reale devo spingere subito verso un auspicabile da raggiungere, senza neppur poter tener conto degli aspetti individuali e della variabile tempo.

E così ho dovuto imparare a comunicare (mettere in comune) questo mio cambio, spero breve, di direzione perché le persone comprendano e condividano. Non è aumentato il lavoro, a tratti diminuisce, ma è la sua complessità che deve essere ora gestita con estrema attenzione. L’uso della tecnologia e dei social, che in questi anni sono stati risorse indispensabili per diffondere questo modo di esercitare la professione di assistente sociale, mi è stato più che mai di aiuto per continuare a stare vicino alle persone ma anche per sentirle vicine e rigenerare i legami. La consapevolezza condivisa da molti è che il virtuale non potrà mai sostituire la potenza del reale e dei suoi 5 sensi.

Per fortuna mi rimane il desiderio e la passione verso questa professione e allora ho ripreso a progettare, ideare il dopo, che non sarà per nessuno più come prima, ma per ora libero da restrizioni e così ritrovo la calma… Che ognuno di noi provi a trovare quella parte positiva che aiuti a vedere il bicchiere mezzo pieno, perché è possibile e ne faccia tesoro per il prossimo futuro. Un caro saluto a tutti.


 

Sabrina Ritorto è assistente sociale e mediatrice familiare, esercita la libera professione a Rho (Milano).


Illustrazione di Alessandro Gottardo

http://www.animazionesociale.it/almeno-il-desiderio/

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